Di Virgina Zettin e Maria Laura Morgione –

Probabilmente molti di voi si staranno chiedendo che cosa c’entri un articolo sulle buone pratiche di scrittura per il web in un sito di e per professionisti dell’interpretariato e della traduzione. C’entra eccome, per almeno due validissimi motivi (di cui uno tornerà utile in primo luogo ai professionisti e l’altro addirittura ai loro clienti).

Innanzitutto, come ben saprete, oggigiorno per chiunque voglia “fare impresa” (dai titolari di una qualsiasi attività commerciale ai freelancer) non è sufficiente vendere un prodotto di qualità, ma bisogna anche saperlo promuovere con una buona dose di giusto (nel senso di fatto bene) self-marketing. E – dato che non siamo più nei cari vecchi anni Novanta dei Nirvana e Beverly Hills 90210 – per farsi conoscere non è più consigliabile stampare dei simpatici volantini e lanciare uno spot nel canale tv locale (per lo meno, non solo), bensì la prima mossa utile è aprire degli account social professionali.  Effettivamente, pensateci, quante volte vi è capitato di cercare su Facebook e poi taggare su Instagram l’ultimo ristorante in cui avete cenato? O magari ci siete andati proprio perché incuriositi dal post con la foto del nuovo piatto da provare? Eccovi spiegato il self-marketing 2.0. E no, non è una cavolata come può sembrare. È vero, abbiamo tutti i nostri profili social che usiamo più che quotidianamente, ma amministrarli per promuovere un’attività richiede tutto un altro approccio, con regole di mercato ben precise. Inoltre, i social sono solo la punta dell’iceberg delle moderne tecniche di autopromozione, in- e offline. Quante volte, per esempio, vi capita di essere incuriositi da un post di Facebook che una volta aperto rimanda a un sito internet vero e proprio? Già, perché Facebook and co., se usati correttamente, possono essere delle utilissime vetrine per la propria pagina web che, per essere più “trovabile” possibile (o almeno per tentare di rimanere a galla nel mare magnum della rete) deve essere aggiornata continuamente. Ecco perché scrivere articoli per il web, magari tenendo un proprio blog, può essere un’ottima idea per entrambe le cose: raccontare di cosa vi occupate e mantenere alta la vostra pagina. Attenti, però, perché non dovete scrivere né i temini delle superiori, né tanto meno un articolo di Repubblica: il webwriting ha regole ben precise! E ora ve le spiegheremo…

Un attimo, però, c’era anche un secondo vantaggio, ricordate? Be’, avete presente le famose flessibilità, duttilità e fluidità con cui viene descritto oggi il mercato del lavoro? Non riguardano solo i contratti, ma anche la possibilità (o necessità che dir si voglia) di svolgere più mansioni diverse (non per forza contemporaneamente, tranquilli!). Da questo punto di vista gli interpreti/traduttori sono abbastanza avvantaggiati perché dispongono di competenze versatili per natura. Non solo, infatti, le traduzioni commissionate così come gli eventi da interpretare variano moltissimo di volta in volta per genere, argomento e stile, ma gli stessi  professionisti del settore svolgono non di rado anche altre mansioni oltre a quelle prettamente traduttive (come vi avevamo già spiegato in questa guida fiscale). Quanti interpreti e traduttori sono, ad esempio, occupati anche nel settore dell’insegnamento, del turismo o, sempre più spesso, in quello delle comunicazione? Tutte attività che richiedono buone capacità di scrittura, solitamente insite nella professionalità stessa dell’interprete/traduttore, che per questo risulta una figura ideale anche per le cosiddette “nuove professioni”, come il social media manager, il copywriter, e il content editor. Anzi, pensate un po’ che vantaggio avere un professionista della comunicazione che parla e scrive in più lingue?! Non fraintendeteci, siamo consapevoli che ogni figura richieda professionalità e non improvvisazione, ma sicuramente chi si è formato e ha esperienza da interprete/traduttore parte già da una buona base. Ecco perché conoscere le principali regole del webwriting può tornarvi utile. Non solo per farvi conoscere, ma anche per ampliare le vostre possibilità di carriera. Allora vi è venuta voglia di imparare? Ecco a voi “le basi”…buona lettura!

La prima impressione è quella che conta

L’incipit e il corpo

Lo sapevate che un lettore sul web ci mette in media tre secondi per decidere se continuare a leggere un articolo o abbandonarlo? Ecco perché dovete renderlo accattivante già dalla prima frase. Anzi l’incipit è proprio la parte più importante, la chiave di sol di tutto il vostro testo. Per questo è consigliabile iniziare con una frase d’effetto o per lo meno non banale. Una citazione, una domanda, un’esclamazione possono essere, ad esempio, buoni stratagemmi per risvegliare l’attenzione del lettore, che però, probabilmente vorrete continuare a non annoiare, possibilmente fino all’ultima riga. Per questo è fondamentale cercare di trattare argomenti il più possibile nuovi (se si trovano già da altre parti dovrete sforzarvi il doppio per convincere i lettori a scegliere il vostro articolo) e interessanti (non solo per voi, ma per un pubblico vasto ed eterogeneo), con uno stile piacevole anche per chi vi sta leggendo dalla fermata del bus o peggio ancora seduto sul wc. Il segreto? Essere chiari, esaustivi, ma con una lingua semplice, diretta e informale (ma non troppo). Evitate, ad esempio, i verbi pomposi (“giungere”, “recarsi”), così come gli avverbi e un’eccessiva aggettivazione. Optate piuttosto per un vocabolario più colloquiale, senza però cadere nel turpiloquio, né rinunciare ai tecnicismi (che però è sempre buona cosa spiegare, almeno la prima volta che li si nomina). Il tutto scritto  preferibilmente in frasi  brevi (l’ideale è massimo un paio di righe) e semplici anche dal punto di vista sintattico: evitate gli incisi, le subordinate e piuttosto spezzate con un punto.

Il titolo e i sottotitoli

Appurato che molto probabilmente il vostro obiettivo è quello di creare un articolo coinvolgente dall’inizio alla fine e non di collezionare mere visualizzazioni da clickbait, non dovete comunque sottovalutare l’importanza del titolo. Sarà anche vero che, come l’abito non fa il monaco, non è il titolo a determinare la qualità di un testo, ma a convincere i lettori a sceglierlo sì. Poche parole, quindi, ma fondamentali. Il trucco è essere chiari sul contenuto (evitando sensazionalismi che lascerebbero l’amaro in bocca i lettori se poi il contenuto non rispettasse le aspettative innescate), ma senza nemmeno svelare troppo (perchè altrimenti che senso avrebbe leggerlo?). Il tutto scritto in maniera concisa ma catchy (letteralmente “che ti attira”). Perchè se il titolo è scialbo potrete aver scritto anche da premio Pulitzer, ma vi leggeranno in pochi. Infine, è fondamentale la brevità per evitare quell’effetto “puntini puntini” che fa tanto sito di serie B.

Insomma, come avrete capito il titolo è spesso la parte più difficile dell’opera, che richiede ingegno, creatività e tanta dimestichezza con la lingua. Tuttavia non preoccupatevi, perché – come del resto vale per tutte le altre parti del lavoro – a forza di scrivere pezzi (e soprattutto di leggerne altrui) vi risulterà sempre più facile. Aspettate però a sedervi sugli allori, perché il titolo non è solo il biglietto da visita del vostro articolo, ma spesso ne dovrete scrivere più di uno a pezzo. O meglio, una buona pratica per rendere gli articoli per il web più fruibili – soprattutto se sono lunghi o trattano vari aspetti di un argomento – è quella di dividerli in paragrafi, i quali vanno preferibilmente corredati da appositi titoletti, che chiameremo sottotitoli. In questo caso potete sbizzarrirvi un po’ di più con la lunghezza, perché lo spazio interno alla pagina è maggiore, anche se graficamente è più bello che non superino comunque una riga. Inoltre, anche se una buona dose di originalità linguistica non guasta mai, rispetto al titolo principale, nei sottotitoli potete dare priorità alla funzione esplicativa, perché il loro obiettivo è quello di segnalare l’argomento che sta per essere trattato, facilitando la ricerca e la lettura dell’utente, piuttosto che attirare l’attenzione del pubblico.

Anche l’occhio vuole la sua parte

Che la lettura su schermo stanchi di più rispetto a quella su carta non è solo dimostrato da numerose ricerche, ma è anche un effetto collaterale delle nuove tecnologie di cui ormai siamo un po’ tutti consapevoli. Se già di per sé quindi la lettura online o comunque da device tende ad essere più frammentata e dispersiva, tali peculiarità vengono ampliate ulteriormente dalla nostra abitudine a navigare contemporaneamente su più siti o mentre svolgiamo altre attività. Ecco perché l’articolo ideale dev’essere attraente e di facile lettura, non solo dal punto di vista linguistico ma anche da quello grafico.

Paragrafi ed elenchi

Come già accennato, uno dei principali accorgimenti per rendere il testo più fruibile e immediato è suddividerlo in paragrafi, preferibilmente corredati ognuno da un breve titolo introduttivo. Gli utenti della rete non hanno tempo da perdere e vogliono trovare subito le informazioni che stanno cercando. Ecco perché, oltre alla struttura a “piramide rovesciata” (usata dai copywriter professionisti per dare subito l’informazione principale e poi proseguire coi dettagli via via meno importanti e/o più specifici), la paragrafazione è un’ottima soluzione per dare al lettore una panoramica completa del testo già al primo sguardo. In questo modo potrà effettuare una lettura a blocchi concentrandosi su quello che più gli interessa, senza il rischio di perdere tempo né parti che potrebbero fare al caso suo. Spezzare graficamente il testo, soprattutto se lungo, alleggerisce inoltre la lettura anche dal punto di vista fisico. Per gli stessi motivi (ridurre l’affaticamento e dare le informazioni in maniera chiara, concisa e immediata), si possono inserire anche degli elenchi puntati o numerati, ma non in maniera eccessiva, sennò diventa una serie di liste anziché un testo.

Grassetto e ipertestualità

Un’altra tecnica per facilitare una lettura veloce e frammentata a caccia di più informazioni nel minor tempo possibile è quello di evidenziare le parole chiave, dette anche keywords. In questo modo il lettore non solo potrà arrivare dritto al punto che più gli interessa, ma addirittura leggere velocemente l’intero testo saltando da una keyword all’altra, con la cosiddetta lettura “a macchia di leopardo”. Dal punto di vista grafico la scelta migliore per evidenziare le keyword è scriverle in grassetto. Da evitare invece la scelta di scrivere il testo in più colori diversi perché può creare confusione. Fate attenzione, inoltre, a scegliere bene le parole da evidenziare: devono essere l’elemento principale, il succo di un paragrafo e risultare graficamente isolate, perché se evidenziate intere frasi o molte parole ravvicinate si perde l’effetto desiderato. A tal proposito non sottovalutate nemmeno i collegamenti ipertestuali: oltre a permettervi di portare direttamente il lettore a un altro vostro articolo o alle fonti che ci citate, sono un altro mezzo utile per evidenziare keyword o addirittura intere frasi.

Foto, immagini e video

Infine, per rendere il vostro testo ancora più piacevole, potete arricchirlo con foto, immagini, gif, e video. Il loro inserimento varia in base alle impostazioni dei singoli siti, ma normalmente è molto intuitivo. WordPress, ad esempio, vi permette di inserire delle finestre di collegamento diretto da Youtube o di creare vari tipi di gallerie di immagini. L’importante però è fare attenzione a scegliere foto ad alta definizione e citare il nome di chi detiene il diritto d’autore se specificato.

Il mistero della SEO – Search Engine Optimization

Quante volte ci siamo detti: “ma perché quell’articolo si trova in alto su Google?”

Alla base della SEO e dei meccanismi che aumentano il posizionamento[1] dei contenuti sui motori di ricerca ci sono dinamiche dettate dall’applicazione di algoritmi – segreti –  implementati da Google, Bing, Internet Explorer, Ecosia e dagli altri search engine.

  • Qual è l’obiettivo di un motore di ricerca?
  • Farmi trovare clienti e farmi trovare dai clienti!

Wrong!

L’obiettivo di un motore di ricerca è aiutare gli utenti a trovare quello che stavano cercando.

  • Allora come faccio a scrivere ciò che gli utenti stavano cercando?

Ecco! Adesso la questione viene posta da un’angolazione migliore e possiamo iniziare a concentrarci sulle domande corrette.

Succede in Italia che il marketing on-line di aziende e professionisti sia incentrato su un discorso simile a “Quanto sono bravo, quanto sono in gamba, quanto fatturato ho: ammiratemi”. Non vogliamo dire che attività Social di questo tipo non raccolgano una buona porzione di like o il supporto di alcuni utenti, ma credo che non rispondano alle esigenze di cui si scriveva poco fa: non c’è alcun bisogno dell’utente che venga soddisfatto.

  • Perché questo sarebbe un problema?

Questo è un problema se volete essere trovati via motore di ricerca e non solo sui social. Perché? Perché i motori di ricerca danno valutazioni basse, in termini di qualità, a contenuti che nessuno legge, nessuno linka, nessuno condivide. Se il contenuto è considerato di bassa qualità, allora lo si fa apparire in basso o, addirittura, non lo si fa apparire proprio, nelle ricerche fatte tramite Search Engine.

Contenuti “sbagliati” nascono perché spesso mancano le basi sufficienti di marketing in professionisti come noi. Negli anni abbiamo studiato come si diventa bravi interpreti/traduttori, ma impariamo poco su come intercettare i clienti per i nostri lavori. Lo sapete chi diventa bravo a farsi trovare sul web? Chi sente di partire in svantaggio, chi crede di non avere le qualifiche per proporsi alle agenzie di settore e punta tutto sul mercato dei privati. Per assurdo, i meno qualificati tendono a intercettare porzioni di mercato ampie perché fanno buon uso di portali che oggi – aprile 2019 – funzionano bene, ad esempio Kijiji, GuidaTraduzioni, InterpretersTravel e ProntoPro. Cosa significa? Significa che, poiché intercettano la richiesta del web, col passare degli anni queste persone diventano in gamba, competenti e accumulano esperienze.

WHAT?!

Quindi, come promuovo il mio sito? Abbiamo detto che motori di ricerca come Google posizionano generalmente in alto contenuti che sul web circolano, che gli utenti scelgono di condividere, che gli utenti leggono, commentano. In una parola, i motori di ricerca posizionano bene i contenuti di qualità.

  • E allora come faccio a scrivere contenuti di qualità per il settore dell’interpretariato e della traduzione?
  • Se mi contatta un cliente per scrivere contenuti di qualità per il suo settore, come mi comporto?

Chi voglia scrivere articoli SEO-oriented per il proprio settore di specializzazione, già parte da una posizione di vantaggio perché nel corso degli anni senz’altro avrà imparato a capire:

  1. Per chi scrivere (cliente o professionista/collega)
  2. Cosa scrivere (dubbi del collega o bisogni del cliente)
  3. Come scriverlo (termini di ricerca più usati)

Chi voglia farlo per un settore che non conosce bene, dovrà ottenere informazioni dettagliate almeno su questi tre punti.

Il punto 3) può diventare ostico sebbene a prima vista potrebbe non sembrarlo.

“La linguistica è una scienza descrittiva, non prescrittiva”. Questa frase da Oracolo di Delfi racchiude in sé molte verità, semplici da comprendere, ma che si scontrano con un modo di fare che va in direzione opposta.

ALERT!

! Inizio contenuto non adatto ai Grammar Nazi !

Se la lingua non cambiava periodicamente, oggi parlavamo il latino, piuttosto che il greco, piuttosto che la lingua di Dante: a me non mi piace, ma la lingua c’ha sto vizio di cambiare.

! Fine contenuto non adatto ai Grammar Nazi !

Non solo la lingua cambia, ma non è detto che venga “usata bene”: non vi è mai capitato di essere contattati per una traduzione simultanea che in realtà era un’interpretazione dialogica? Allora siete gente fortunata! A che pro tediarvi con tale arringa? Perché in termini di posizionamento on-line potrebbe succedere che scriviate un milione di articoli sull’ ” Interpretazione di trattativa” e poi non vi contatti neanche mezzo potenziale cliente. Se aveste scritto gli articoli tenendo in considerazione cosa il cliente cerca su Google quando intende che vuole trovare professionisti come voi (lo so, è contorto!), probabilmente sarebbe stato più utile in prospettiva SEO. Scrivendo articoli troppo tecnici (eh sì, perché anche quello che fate voi di mestiere e non solo quello che andate a interpretare/tradurre ha un bel contenuto di terminologia tecnica come relais, cat tool, incrociata, simultanea) allora potreste attirare colleghi, di certo non clienti, al massimo agenzie o esperti del settore!

Ci pare di dover sottolineare solo un ultimo punto, spesso trascurato, ma che riveste un’enorme importanza: il TITOLO. Quando scegliete il titolo è bello che sia particolare, ironico, simpatico, accattivante e tutto il resto… però, in ottica SEO è bene, anzi, essenziale che vada dritto al punto. Perché? Perché i motori di ricerca non sono enti senzienti… se il mio titolo usa le parole sbagliate, quelle che non parlano della mia professione e che non saranno mai usate dal potenziale cliente, allora probabilmente quell’articolo non intercetterà mai i clienti.

A chi ha giovato finora la SEO nel nostro settore?

Sapete chi ha capito come sfruttare la SEO? Lo hanno capito le agenzie che vi hanno investito e lavorano a gonfie vele, a volte corrispondendo tariffe miserabili ai professionisti. Lo hanno capito anche alcuni portali on-line.

Lo hanno capito alcuni – non molti – professionisti che pubblicizzano molto bene i propri siti.

Nel nostro piccolo lo abbiamo capito anche noi di PAP – Parola Ai professionisti che abbiamo tentato di mettere qualche strategia SEO, amatoriale ma efficace, a disposizione di una rete di professionisti del settore dell’interpretazione e della traduzione. PAP seleziona i traduttori e gli interpreti che vi possono accedere, nella rete ci scambiamo incarichi e siamo forti dell’adesione di professionisti residenti in mezz’Europa e che coprono moltissime combinazioni linguistiche. PAP fa muro contro il dumping e ha l’obiettivo di ridare voce e prestigio alla professione più antica del mondo che non è quella a cui state pensando, ma è la nostra!

[1] Il posizionamento indica “quanto in alto” si trova un contenuto on-line. L’indicizzazione indica la semplice presenza di un contenuto fra i risultati di un determinato motore di ricerca

One Reply to “Webwriting e SEO per traduttori e interpreti”

  1. Complimenti, post ricco di informazioni utili e soprattutto scritto molto bene! Una piacevole sorpresa visti gli obbrobri che si leggono sul web. Non sono una Grammar Nazi, eh! 🙂 Però credo fermamente che lo scopo di un articolo o di un post non sia solo di informare ma anche di essere un punto di riferimento affidabile da un punto di vista linguistico. Detto questo, grazie per le utilissime informazioni sulla SEO!!

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