Di Ilaria Campostrini –
Anche i non addetti ai lavori avranno ormai capito che non esiste una sola modalità di interpretazione per trasporre discorsi o dialoghi da una lingua ad un’altra. Negli articoli precedenti si è parlato della classica simultanea in cabina, della consecutiva con l’affascinante presa di note, della simultanea con bidule, dell’interpretazione dialogica…insomma, il panorama è vasto e tutto da esplorare. Ma c’è un tipo di interpretazione di cui non abbiamo ancora parlato, una modalità che a molti non sembrerà particolarmente complessa ma che, a mio parere, è una delle più insidiose per gli interpreti: sto parlando dello chuchotage o interpretazione sussurrata.
Avete presente quando un ospite straniero viene invitato ad un programma televisivo e gli sistemano una persona a fianco, come fosse la sua ombra, che gli sussurra continuamente all’orecchio? Ecco, quello è lo chuchotage.
Lo chuchotage (dal francese chuchoter ‘sussurrare’ appunto) è, in fin dei conti, un’interpretazione simultanea che si svolge senza l’ausilio di cuffie e microfoni. In questa modalità di lavoro, l’interprete si posiziona vicino ai suoi ascoltatori e sussurra loro la traduzione di ciò che stanno ascoltando. Naturalmente, nel caso in cui un ascoltatore voglia, o debba, intervenire, sarà necessario alternare lo chuchotage con una consecutiva (breve senza presa di note o classica con presa di note) per poter trasmettere il suo messaggio agli altri partecipanti.
Questo tipo di interpretazione viene utilizzato quando le persone che hanno bisogno del servizio di interpretazione sono poche: in una situazione di chuchotage ideale, infatti, un interprete affianca da una a tre persone. Ciò avviene poiché, viste la mancanza di attrezzatura tecnica e la necessità di mantenere un tono di voce molto basso per non disturbare il resto degli ascoltatori, solo in questo modo si garantisce la corretta fruizione del servizio. Se gli ascoltatori sono più di tre, qualcuno di loro si troverà certamente a dover allungare il collo per poter sentire qualcosa e, d’altra parte, l’interprete dovrà sforzare maggiormente le corde vocali.
Il vantaggio maggiore di questa modalità di interpretazione è il risparmio economico. Ricorrendo all’interpretazione sussurrata, gli organizzatori dell’evento non dovranno sobbarcarsi il costo delle attrezzature; inoltre, se l’evento è relativamente breve (ad esempio, una riunione) è possibile ingaggiare un solo interprete, risparmiando ulteriormente (nella simultanea classica si ingaggiano sempre due interpreti per ogni cabina). Tuttavia, l’interpretazione sussurrata ha anche alcuni svantaggi. Per l’interprete, questa modalità di lavoro è piuttosto impegnativa, in quanto alle difficoltà della simultanea si aggiunge quella del dover sussurrare o parlare a voce molto molto bassa, il che comporta uno sforzo maggiore per le corde vocali. Rispetto ad una simultanea in cabina, inoltre, l’interprete deve prestare maggiore attenzione anche in fase di ascolto: egli infatti non indossa cuffie e non si trova in una cabina insonorizzata, per cui qualsiasi rumore, anche il più leggero brusio proveniente dall’audience, può diventare per lui/lei un fattore di disturbo. Ogni interprete, naturalmente, avrà le proprie strategie per far fronte a queste difficoltà, come del resto accade in cabina. Nelle esperienze che ho avuto personalmente con questa tecnica, ad esempio, ho notato che mi aiuta allungare leggermente il décalage (lo scarto temporale tra l’ascolto del messaggio nella lingua di partenza e la sua emissione nella lingua di arrivo), specialmente nei momenti di maggiore difficoltà, per consentire a me stessa di cogliere il nocciolo del discorso e riassumere maggiormente o addirittura tralasciare informazioni superflue se necessario. In alcune situazioni, però, la mancanza di una cabina può essere considerata un vantaggio, poiché consente all’interprete di spostarsi assieme ai suoi ascoltatori: questo potrebbe tornare utile, per esempio, durante una visita guidata e itinerante, come accade con l’uso del bidule.
Desidero concludere questo articolo riportandovi il link di un’interessante intervista a Olga Fernando, la più celebre interprete della tv italiana, conosciuta proprio per avere interpretato in numerose occasioni (in chuchotage!) per ben noti volti dello spettacolo e del cinema mondiale ma anche del panorama politico internazionale.
L’autrice
Mi chiamo Ilaria Campostrini e sono un’interprete e traduttrice freelance. La mia madrelingua è l’italiano e le mie lingue di lavoro sono lo spagnolo e l’inglese. Sono laureata in Mediazione Linguistica alla SSML di Padova e, successivamente, mi sono specializzata in Interpretazione alla SSLTI di Forlì (Alma Mater Università di Bologna), dove ho conseguito la laurea magistrale. Durante la mia carriera accademica ho voluto perfezionare la mia formazione attraverso due tirocini all’estero, a Barcellona e a Limerick, che mi hanno permesso di crescere a livello professionale e personale. Alcuni dei settori in cui ho esperienza come interprete e traduttrice sono l’arte, il turismo e l’ambito medico. Le mie parole d’ordine sono affidabilità, determinazione e voglia di imparare sempre!