Di Giulia Giacco –

In questo articolo mi soffermo sull’interpretariato telefonico (IT), una modalità d’interpretariato consecutivo svolta a distanza attraverso un apparecchio telefonico. Dopo una breve introduzione, prenderò spunto dalla mia tesi per la Laurea Magistrale e vi spiegherò un esperimento condotto da me con questa tecnica che ha cercato di capire quali strategie un interprete deve adottare in questi contesti e quale risulta la preparazione più adeguata per affrontare un IT.                                                

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Storia dell’interpretariato telefonico

L’interpretariato telefonico fa la sua prima apparizione nel 1973 in Australia, da sempre terra di migranti. Di fronte a ondate migratorie di proporzioni mai viste prima, il Dipartimento dell’Immigrazione rispose istituendo Emergency Telephone Interpreting, il primo servizio d’IT disponibile per i servizi pubblici a costo zero, attivo 24h, in otto lingue. L’esempio australiano fu seguito dagli Stati Uniti, dove nel 1981 venne fondata la AT&T Language Line, un’azienda privata ancora oggi leader del mercato statunitense. Fu fondata da un giovane poliziotto californiano, inizialmente come organizzazione no-profit per aiutare a superare le barriere linguistiche che incontrava quotidianamente nel suo lavoro. Negli anni ’90 iniziarono a nascere molte altre aziende d’interpretariato, in particolare sul territorio statunitense, grazie all’abbassamento dei prezzi per le chiamate a lunga distanza, la comparsa dei numeri verdi e le costanti ondate migratorie. La domanda d’IT iniziava la sua crescita esponenziale e divenne non più solo un servizio legato all’emergenza ma, almeno negli Stati Uniti, il mercato dell’IT si espanse a tutti i servizi pubblici.

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QUANDO SI USA?  

Con l’aiuto di una tabella, ideata dall’associazione svizzera Interpret, cerchiamo di capire in maniera agile e intuitiva in quali casi sia necessario ricorrere a un interprete in presenza e quando invece ricorrere al metodo telefonico:

SITUAZIONE E CONTESTO

INTERPRETARIATO SUL POSTO

INTERPRETARIATO TELEFONICO

 

Urgenza


Poca

 

Molta


Prevedibilità del colloquio

 

Buona

 

Scarsa

Durata prevista del colloquio

 

Lunga

 

Breve

Disponibilità dell’interprete in caso d’urgenza

 

A medio termine

 

A breve termine

Complessità, coinvolgimento emotivo, conseguenze per il paziente

 

Piuttosto elevati

 

Piuttosto scarsi


Aspetti culturali e religiosi

 

Tanti

 

Pochi


Anonimato completo

 

Non possibile

 

Possibile


Ulteriori appuntamenti

 

Previsti

 

Non previsti

Possiamo affermare che l’IT trova la sua utilità maggiore nei servizi ai cittadini, in particolare nell’ambito del Community Interpreting, una tipologia d’interpretariato presente laddove convivono migranti con poca o nulla conoscenza della lingua autoctona e per questo incontrano difficoltà nell’accedere ai servizi pubblici come ospedali, tribunali, questure, scuole, alloggi comunali e servizi sociali.

Un esperimento

Per costruire uno studio empirico ho organizzato un esperimento con studenti volontari del corso di laurea in Traduzione Specialistica e Interpretariato (LM94) dell’Università degli Studi di Genova. L’esperimento prevedeva una prova di consecutiva in IT, audio registrata, e un questionario di valutazione somministrato agli stessi soggetti al termine della prova. L’oggetto della conversazione interpretata era un dialogo di ambito medico.

Vi risparmierò tutta la parte centrale della mia tesi di analisi dei vari interpretariati e vi traghetterò subito alle conclusioni (ma in caso foste interessati potete leggerla integralmente QUI).

Innanzitutto, Kelly (2007) delinea un simpatico profilo dell’interprete telefonico ideale: se dovessimo pensare agli interpreti come ad autisti, l’interprete di conferenza sarebbe alla guida di una limousine, dato che i suoi clienti hanno generalmente un ruolo importante nella società e hanno accesso a risorse economiche più ampie. Chi lavora nel Community Interpreting rappresenterebbe, invece, l’autista di mezzi pubblici perché è probabile che abbia a che fare con esponenti dei vari e diversi livelli della società, anche con coloro che dispongono di risorse limitate. Potremmo trovare, infine, l’interprete telefonico al volante di un’ambulanza, un autobus turistico, un trattore, un furgone per le consegne, un tir, nell’arco della stessa giornata. Da questo esempio si evince che una caratteristica fondamentale di un bravo interprete telefonico è la versatilità perché nell’arco di una giornata egli può ricevere chiamate da, potenzialmente, ogni settore esistente nel mercato.

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Quali strategie adottare?

Alla luce dell’esperimento svolto vi presento le strategie che ho individuato per migliorare la comunicazione in un IT:

  • All’inizio è prassi presentarsi all’interlocutore che necessita di traduzione (un semplice “Salve, mi chiamo Giulia e sono la sua interprete di spagnolo”) e richiedere informazioni sul contesto nel quale si andrà a interpretare;
  • Se gli utenti non fossero soliti lavorare con l’IT, l’interprete dovrebbe preoccuparsi di formare le parti sul comportamento da seguire per garantire una comunicazione chiara e ordinata: in primo luogo dovrebbe stabilire dei turni di parola, con una lunghezza massima e contenenti una sola domanda per turno. È importante ricordare di non interrompere mai l’interprete durante un suo intervento e di utilizzare preferibilmente frasi brevi;
  • Si può suggerire agli utenti di rivolgersi direttamente al loro interlocutore principale, eliminando le diverse varianti di “può dirle che…” con le quali ci si rivolge invece all’interprete, così da far scorrere la conversazione più fluidamente;
  • L’eterno dilemma: usare la I o la III persona? È una questione spinosa perché la maggioranza della letteratura indica la I, come in un interpretariato faccia a faccia, mentre i soggetti del mio esperimento (e una minoranza della letteratura) hanno preferito la III. La I persona, senza contatto visivo potrebbe creare problemi a chi è nuovo in IT, interpreti e interlocutori, che all’inizio trovano difficile gestire i turni di parola. Se essi sono rispettati, la comunicazione in I persona è preferibile. Altrimenti consiglio di usare la III se alle prime armi, per evitare confusione;
  • Il ruolo dell’interprete: dati i contesti difficili in cui un interprete telefonico può ritrovarsi, succede che spesso egli si trovi a dover abbandonare la presunta neutralità richiesta dal suo codice deontologico per svolgere il ruolo di filtro, attraverso il quale le notizie brusche si ammorbidiscono e, in alcuni casi, l’interprete può addirittura ritrovarsi a dover tranquillizzare e rassicurare l’interlocutore al posto del professionista di turno (si pensi in particolare ai contesti medici).
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Qual è la formazione adeguata per sostenere un interpretariato telefonico?

  • Possiamo paragonare le sessioni d’IT a interpretazioni di trattativa, dato che i partecipanti alla conversazione sono due generalmente, ed è quindi fondamentale che gli interpreti abbiano formazione e/o esperienza con questa tecnica.
  • Avere formazione in trattativa significa innanzitutto avere una buona tecnica di presa d’appunti, fondamentali per aiutare la memoria a breve termine nel ricordare dati che possono essere dimenticati ancora più facilmente dalla mancanza di contatto visivo;
  • Per prepararsi al meglio, un buon esercizio per gli studenti dei corsi universitari potrebbe essere: provare a rendere il messaggio (in consecutiva o in trattativa) senza avere contatto visivo con i parlanti, nei contesti più disparati e alle prese con diversi accenti, anche perché di solito nel Community Interpreting si interagisce con i migranti presenti in un territorio, ed essi, spesso, non parlano la lingua considerata “standard” da noi europei.
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C’è altro da sapere?

Capire la differenza fra IT e interpretariato sul posto è fondamentale per il successo di una mediazione, ed è importante che i committenti pensino alle esigenze di ogni incontro piuttosto che all’abbattimento dei costi. Mi spiego meglio usando le parole di Lourdes De Rioja, interprete al Parlamento Europeo, che esprime così le sue preoccupazioni: “L’IT è più economica di un interpretariato faccia a faccia, dato che gli interpreti lavorano spesso da casa ed eliminano, quindi, i costi relativi a viaggi o tempi d’attesa. Questa è una delle ragioni per la quale molti ricercatori, studiosi e interpreti hanno espresso timore sulla possibilità che l’IT sia utilizzata in occasioni in cui un interpretariato sul posto sarebbe molto più appropriato e pare che vi sia ragione di preoccuparsi: sembra che gli interessi finanziari occupino sempre e comunque il primo posto, specialmente in tempi di crisi economica, mentre la qualità venga messa da parte. Ciononostante, dovremmo chiederci se queste preoccupazioni siano ragioni sufficienti per screditare l’interpretariato a distanza e l’IT in particolare”.

Vi segnalo il primo progetto italiano focalizzato solamente sull’interpretazione a distanza: si chiama Veasyt, è stato fondato a Venezia e offre anche rese in lingua dei segni. (Per maggiori info: www.veasyt.com)

Se l’argomento vi ha interessato e desiderate saperne di più, potete trovare la mia tesi completa QUI.

L’autrice: Mi chiamo Giulia Giacco e le mie lingue di lavoro sono italiano, inglese e spagnolo (nelle loro diverse varianti). Mi sono laureata in Traduzione Specialistica e interpretariato LM94 all’Università di Genova e ho studiato per un periodo in Inghilterra. Dopo la laurea ho svolto esperienze lavorative in Spagna, Irlanda e Roma, prima di diventare libera professionista e tornare nella mia Toscana. I miei campi di specializzazione sono: informatica, app e siti web; business e marketing; turismo; videogiochi; ma possiedo un’innata curiosità verso tutto ciò che mi circonda e intendo continuare ad ampliare le mie competenze. Non esitate a contattarmi:

LinkedIn: linkedin.com/in/giuliagiacco

E-mail: giaccotraduzioni@gmail.com

Sito web: https://www.giuliagiacco.it/

 

 

Bibliografia

– Andres D. e Falk S., “Information and Communication Technologies (ICT)”, in Andres D. & Pöllabauer S. (a cura di) Interpreting – Remote and Telephone Interpreting, Meidenbauer, München, 2009, pp 9-27.

– García Luque F., “La interpretación telefónica en el ámbito sanitario: realidad social y reto pedagógico”, in Redit, número 3, Universidad de Málaga, 2009, pp 18–30.

– Gracia-García R. A., “Telephone interpreting: A review of pros and cons”, in Brennan & Scott (a cura di) Proceedings of the 43rd Annual Conference, 2002, pp 195-216.

– Jaime Pérez A., “Remote interpreting in public services: developing a 3G phone interpreting application”, in Lázaro Gutiérrez R., Sánchez Ramos M. e Vigier Moreno F. J. (a cura di) Investigación emergente en traducción e interpretación, Comares, 2015, pp 73-82.

– Kelly N., Telephone Interpreting: A Comprehensive Guide to the Profession, Trafford Publishing, 2007.

– Korak C. A., “Remote Interpreting via Skype – a viable alternative to in situ interpreting?”, in The Interpreters’ Newsletter n. 17, EUT Edizioni Università di Trieste, 2012, pp 83–102.

Mikkelson H., “Telephone Interpreting: Boon or Bane”, in Pérez González L. (a cura di) Speaking in Tongues: Language across Contexts and Users, Universitat de València, 2003, pp 251-269.

– Murgu D. e Jiménez S., “La formación de un intérprete telefónico”, in Valero Garcés C. (a cura di) Traducción e Interpretación en los Servicios Públicos en un mundo INTERcoNEcTado – Public Service Interpreting and Translation in the Wild Wired Web, Universidad de Alcalá, 2011, pp 214–219.

– Spinolo N. e González Rodríguez M. J., “Interpretación telefónica: aproximación profesional y propuestas formativas”, in Corpas Pastor G., Seghiri Domínguez M., Gutiérrez Florido R. e Urbano Mendaña M. (a cura di) Nuevos horizontes en los Estudios de Traducción e Interpretación, Tradulex, 2015, pp 41-43.

– Svetlana M., “Over-the-phone interpretation with asylum seekers’ cases”, in Valero Garcés C. (a cura di) Traducción e Interpretación en los Servicios Públicos en un mundo INTERcoNEcTado – Public Service Interpreting and Translation in the Wild Wired Web, Universidad de Alcalá, 2011, pp 297–307.

– Tomassini E., “Training health care interpreters: a proposal based on a closer collaboration between universities and public services and the use of online tools”, in Valero Garcés C. (a cura di) Traducción e Interpretación en los Servicios Públicos en un mundo INTERcoNEcTado – Public Service Interpreting and Translation in the Wild Wired Web, Universidad de Alcalá, 2011, pp 126-133.

 

Sitografia

(Fonti consultate fra agosto e dicembre 2015)

– De Rioja L., “Telephone Interpreting: a reality that is here to stay”, 02/12/2015, http://lourdesderioja.com/2015/12/02/telephone-interpreting-a-reality-that-is-here-to-stay/

– Mouzorakis P., “That feeling of being there: vision and presence in remote interpreting”, 2003, http://aiic.net/page/1173/that-feeling-of-being-there-vision-and- presence-in-remote-interpreting/lang/1

– “Interpretariato telefonico”, http://www.inter-pret.ch/it/interpretariato-interculturale/ interpretariato-telefonico.html

– “Opportunities”, 2014, http://www.interpreters-on-call.com/#!opportunities/c1vo

– “Single-line multi-handset telephone”, 1998, http://www.google.com/patents/ US5784456

– “Tool kit: codice uso nuove tecnologie”, http://www.interpreti-aiic.it/public/allegati/ Tool%20kit%20%20Codice%20uso%20nuove%20tecnologie.pdf

– “Tool kit: la tele-interpretazione”, http://www.interpreti-aiic.it/public/allegati/ Tool%20kit%20-%20La%20teleinterpretazione.pdf 

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