Di Beatrice Capocci –

Ogni volta che qualcuno identifica l’interpretazione con la conoscenza delle lingue, un interprete si indigna. Eppure questa confusione si verifica spesso. Se anche voi pensate che l’unico requisito necessario per svolgere questa professione sia quello di saper comprendere e parlare due lingue, questa serie di articoli vi servirà a far luce sulla realtà: per unire due mondi ne serve un altro altrettanto ricco.

Se sei un aspirante interprete, leggendo queste righe capirai meglio di cosa hai bisogno per raggiungere il tuo obiettivo e cosa imparerai lungo la strada -interminabile (piccolo spoiler!)- verso la tua professionalizzazione. Se sei un interprete in formazione queste righe potranno farti riflettere sui tuoi punti di forza e su ciò che invece devi ancora migliorare. Se sei un interprete professionista sai già perfettamente che le tue conoscenze linguistiche non sono le uniche competenze di cui hai bisogno, quindi potrai riconoscerti in questa descrizione e magari aggiungere qualche considerazione emersa dalla tua esperienza lasciando un commento. Se sei un cliente, potrai conoscere e apprezzare gli aspetti meno noti di questa affascinante professione. Infine, se sei capitato qui per il semplice desiderio di conoscere, sappi che possiedi una delle caratteristiche fondamentali di un buon interprete, proprio quella che tratteremo in questo primo articolo: la curiosità!

 Il lavoro dell’interprete è finalizzato ad agevolare una comunicazione che senza il suo intervento risulterebbe difficoltosa, quando non impossibile, a causa della diversità linguistica –e non solo- che caratterizza i partecipanti alla comunicazione stessa. L’interprete funge quindi principalmente da ponte linguistico. Tuttavia, le conoscenze che questo professionista deve possedere non sono limitate all’ambito linguistico: l’interprete non è un semplice poliglotta. Infatti, è di fondamentale importanza che l’interprete riesca a comprendere, o quanto meno ad orientarsi con facilità tra gli argomenti che verranno trattati durante l’incontro a cui prenderà parte per poter interiorizzare i concetti in modo da riformularli ed esprimerli nell’altra lingua nel modo più opportuno possibile.

Al fine di non farsi trovare impreparato, dovrà dunque dedicarsi allo studio della materia specifica dell’incontro per il quale è stato ingaggiato. Spesso accade che l’interprete si specializzi in un determinato settore: in questi casi il lavoro di preparazione sarà agevolato dalle conoscenze già acquisite per incarichi precedenti. Tuttavia, almeno inizialmente, ci si ritrova a prestare servizi di interpretariato negli ambiti più disparati: dalla domotica alla medicina, dalla gastronomia alla cosmetica, dalla politica alla nanotecnologia…

Oltre ad assicurarsi una dovuta preparazione specifica relativa a ogni incarico, per l’interprete risulta cruciale restare aggiornato sulle realtà culturali, in particolare quelle di provenienza delle persone per le quali si troverà a lavorare, e sui fatti di cronaca nazionale e internazionale di ogni tipo. È altrettanto importante, poi, che la sua curiosità lo spinga a informarsi e a conoscere ogni volta che se ne presenti l’opportunità.

Un ricco bagaglio culturale e di conoscenze di ogni tipo costituisce una solida base di partenza per affrontare ogni discorso da interpretare. Questa professione porta a prestare la propria voce a tante persone diverse tra loro, ciascuna con una propria esperienza, una propria visione e una propria cultura che modellano il mondo in cui si costruiscono le idee espresse e quanto più l’interprete saprà riconoscere quel mondo, tanto più potrà ricostruire con esattezza e facilità il messaggio da trasmettere.

Insomma, per un interprete non si finisce mai di imparare. Risulta chiaro che un mestiere che richiede un forte interesse nei confronti del mondo esterno e così tanto studio nei settori più diversi non può essere considerato ideale per una persona poco curiosa che, probabilmente, lo troverebbe estremamente noioso e oltremodo faticoso. Al contrario, una persona desiderosa di conoscere troverà questa professione molto stimolante e riuscirà a svolgere a dovere e con piacere il proprio lavoro.

Se alla luce di tutto ciò ti puoi definire un potenziale interprete ci vediamo alla prossima pausa caffè dei traduttori per scoprire altri aspetti poco conosciuti di questa professione. Nel frattempo, nutri la tua insaziabile curiosità con gli altri articoli di PAP e con questa bella riflessione di una professionista!

L’autrice

Mi chiamo Beatrice Capocci e sono una traduttrice e interprete di trattativa e di conferenza. Le mie lingue di lavoro sono l’italiano, lo spagnolo e il francese. Mi sono laureata in Mediazione Linguistica e, successivamente, in Interpretazione di conferenza alla SSLTI di Forlì (ex SSLMIT). Durante il mio percorso universitario ho vissuto e studiato a Malaga per sei mesi grazie al progetto Erasmus e ho viaggiato più volte in Spagna, Francia e Belgio. Amo le mie lingue di lavoro e mi piace conoscere e imparare per migliorarmi sempre, per questo sto coltivando la mia passione per le lingue approfondendo anche l’inglese e il portoghese. Ho lavorato come interprete o traduttrice in diversi settori, ad esempio cosmesi, alimentazione, arredamento, illuminazione d’interni e domotica. Nutro interesse verso diversi ambiti, tra questi il fitness e l’ecologia, ma sono una persona molto curiosa e questo mi porta a prepararmi con volontà e impegno anche per incarichi relativi a settori diversi da quelli che prediligo, rispettando la fiducia che il cliente ripone in me. Se dovessi descrivermi in poche parole queste sarebbero buon senso, curiosità, rispetto e precisione

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