Di Maria Pina Iannuzzi –
La traduzione è un universo ampio e affascinante e chi lavora come freelance, oltre ad aprirsi a più ambiti linguistici, cerca di specializzarsi in differenti settori. Io ho iniziato il mio percorso come traduttrice letteraria e prevalentemente mi sono occupata della traduzione di romanzi, albi illustrati, raccolte di racconti e di poesie ma ho mantenuto un aggiornamento e una formazione costanti anche nel settore giuridico e ho continuato a lavorare per il Tribunale o per privati. Appena mi è stato possibile, perché avevo raggiunto i criteri stabiliti dalla Camera di Commercio di Cosenza (Calabria), sono entrata a far parte dell’Albo Periti ed Esperti, e dopo poco mi sono iscritta all’albo CTU.
La traduzione giuridica, a grandi linee, si può definire come la traslazione da una lingua all’altra di testi circoscritti a un determinato campo tematico: il Diritto; costituisce dunque un tipo di traduzione molto spesso priva di un sistema comune di riferimenti. Ogni ordinamento giuridico nazionale o internazionale crea il proprio apparato concettuale gestito da appositi e peculiari meccanismi e i diversi linguaggi giuridici rispecchiano tali peculiarità. L’esercizio della traduzione in generale, e della traduzione giuridica in questo caso, necessita di particolare cura e attenzione. Si tratta difatti di un lavoro meticoloso che riguarda un lessico specialistico, termini specifici e formule fisse che appartengono alla sfera del diritto e strutture grammaticali che non sono molto usate nel linguaggio quotidiano, pertanto richiedono un’analisi approfondita per evitare una possibile interpretazione erronea del documento che ci viene affidato.
Roberto Mayoral (Università di Granada) in Las fidelidades del traductor jurado: una batalla indecisa (https://www.ugr.es/~rasensio/docs/Fidelidades_.pdf) sottolinea come i testi giuridici siano «messaggi che devono sortire effetti in una comunità linguistica e culturale diversa da quella in cui sono stati prodotti, tenendo conto che ogni comunità ha il proprio sistema giuridico». Ovviamente nel passaggio da una lingua all’altra, da un sistema giuridico all’altro, dobbiamo considerare numerosi fattori linguistici ed extralinguistici e, aspetto non trascurabile, la tipologia di testo su cui siamo chiamati a lavorare. La traduzione giurata riguarda difatti molti ambiti: documenti giuridico-amministrativi, giuridico-economici, inerenti il diritto privato, il diritto di famiglia, il diritto internazionale, documenti giudiziari, atti notarili, e quindi tutti gli scritti in cui si richiede autenticazione del documento tradotto, aspetto che conferisce al testo uno status di ufficialità poiché il giuramento (formula scritta che accompagna il documento tradotto) viene esibito, timbrato e firmato davanti all’autorità competente. La traduzione certifica la fedeltà al testo originale (che viene allegato nel plico da timbrare e firmare).
Altre tipologie di testi che appartengono all’ambito giuridico ma che non necessitano giuramento sono quelli divulgativi sulla giurisprudenza o su ambiti legali. In questo caso rimane la specificità dei linguaggi, delle formule ma le strutture sono nettamente più libere, si può dunque pensare a un’impostazione traduttiva più eclettica.
Nell’articolo sulla traduzione letteraria scritto sempre su PAP a cui vi rimando, “La traduzione letteraria: una migrazione possibile”, parlo della sindrome della parola che manca, nelle traduzioni giuridiche a mancare non è la parola ma, come dicevo all’inizio, il sistema di riferimento e questo ci conduce a vagliare tutte le alternative che siano coerenti con il tipo di testo, il destinatario e la funzione della traduzione per fare così la scelta giusta e garantire al nostro cliente il miglior lavoro possibile.
Maria Pina Iannuzzi è anche editrice de Le Pecore Nere Editorial (http://www.pecorenereeditorial.com/).